operamundus.com
Roberto Frontali è baritono di lungo corso e il personaggio di Giorgio Germont l’ha fatto mirabilmente crescere nei decenni. Ha debuttato nel ruolo al Teatro Verdi di Trieste esattamente trent’anni fa e l’ha eseguito nei più importanti teatri del mondo. Capita di sentire Germont d’arroganza tonitruante, come urlanti spauracchi della Morale colpevolizzante, occhi da cerbero e posture attoriali esagitate. All’opposto, fin dalla domanda d’ingresso “Madamigella Valery?”, Frontali restituisce un personaggio magistralmente tracciato sia dal nitido e autorevole fraseggio ricco di colore e sfumature, sia dal composto atteggiamento scenico di trattenuto disprezzo: proprio per questo fa emergere ancora di più dal punto di vista psicologico la spietata volontà di eliminare per sempre la donna dalla vita del figlio. L’apparente e signorile distacco, il freddo e implacabile contegno del “Pura siccome un angelo”, “Di Provenza il mar, il suol”, “No, non udrai rimproveri” vengono restituiti in un canto che non deborda mai in un’inutile rabbia perché Germont è ben consapevole della forza che ha dentro di sé, quella del pregiudizio d’una società borghese che giudica, accusa e condanna senza appello chi osa trasgredire il suo sistema di valori. Salvo poi emozionare negli ultimi istanti di Violetta morente dove il Germont di Frontali, con accenti di sincero pathos, nel concertato si commuove (finché avrà il ciglio lagrime, io piangerò per te).
Emilio Pappini
laplatea.it
Roberto Frontali ha raccolto i primi successi della sua fortunata carriera proprio al Verdi. Lo ricordiamo nel 1988 in un ‘Faust’ cupo ed in una sfavillate ‘Vedova Allegra’ accanto a Serra e Mazzuccato.
Dopo trentasei anni incanta con un Germont da antologia, che il pubblico saluta con un trionfo di consensi.
Difficile pensare ad una interpretazione più attenta e profonda. Il Baritono cesella ogni parola, soppesa le frasi ingemmandole di sfumature che sembrano realmente uscire da un cuore addolorato. Pare cercare le migliori espressioni per non ferire Violetta, ma al tempo stesso per convincerla in fretta, perché lui stesso sa che quello che sta compiendo è un delitto e non vede l’ora di andare via.
Vocalmente il suo strumento è solidissimo, gli acuti svettano sicuri e limpidi, i fiati sono oceanici.
Una lezione di grande canto, una dimostrazione di autentica Arte, come sempre più raramente succede di ascoltare. Un plauso al teatro che ha riportato a Trieste un Maestro vero.
Gianluca Macovez
Teatro.it
Il vero mattatore di queste recite triestine – anche a parere d’un pubblico generosamente plaudente – resta tuttavia Roberto Frontali, poiché il suo Giorgio Germont rivela un ragguardevole lavoro interpretativo, al quale soccorre la maturità e la lunga esperienza dell’interprete: nobiltà d’accento, volume tornito e possente, finezza di fraseggio, magistrale senso dei colori, sublimità di sentimenti. In questa sua configurazione senile non manca nulla.
Gilberto Mion
operaclick.com
Quanto agli interpreti, su tutti svetta il Germont padre da principio sbrigativo, ma poi caldo e umano di Roberto Frontali, un artista che da sempre ammiriamo e che si conferma maestro della parola scenica verdiana.
Paolo Bullo
connessiallopera.it
Vera perla della serata, tuttavia, è parso Roberto Frontali che disegna una Giorgio Germont di grande levatura: certo il timbro risente del passare del tempo, ma la preparazione tecnica e la maturità dell’artista gli consentono di attingere a una tavolozza di colori stupefacente. La nobiltà del fraseggio si coniuga a una cura del rapporto musica-parola che apporta nuova luce al personaggio, offrendo un’intensa lettura della romanza “Di Provenza il mare, il suol” in cui gli esiti della seconda strofa sono a mio parere memorabili, degni di porsi accanto a quelli ottenuti da pochi grandi interpreti del passato; il gesto scenico è curatissimo, mai banale o scontato, ogni passaggio della parte è risolto con meticolosa chiarezza espressiva e musicale: a lui il pubblico decreta gli applausi più calorosi e convinti.
Stefano Bisacchi
lesalonmusical.it
Quanto agli interpreti, su tutti svetta il Germont padre da principio sbrigativo, ma poi caldo e umano di Roberto Frontali, un artista che da sempre ammiriamo e che si conferma maestro della parola scenica verdiana.
Rino Alessi
radiopuntozero.it
Roberto Frontali, nel ruolo di Germont padre, conquista dal palco del Verdi per intensità d’interpretazione mettendo a buon frutto la notevole esperienza scenica e la sua maestria.
Monica Ferri
musicandosite.com
Roberto Frontali , che a Trieste ha mosso i suoi primi passi trentasei anni fa, è stato il trionfatore della serata : il suo Germont commuove, affascina, incanta.La sua è una prova magistrale , che il pubblico premia con applausi trionfali ed acclamazioni.Frontali vive il ruolo in modo attento e profondo, lavorando sulla singola parola, sulle frasi, cercando colori, sfumature, toni, in un caleidoscopio di narrazioni e poesia, esaltati da uno strumento solidissimo, omogeneo, che sa far svettare acuti potenti e limpidissimi, che regalano alla platea una prova da antologia.
Gianluca Macovez
TGR Friuli Venezia Giulia
Roberto Frontali era Germont, il “vecchio genitor” che fa scattare il dramma: e il cantante di maggiore esperienza del cast ha disegnato questa antipatica figura come meglio non si poteva.
Andrea Vardanega